Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Le Grazie Porto Venere – La Baia dell’arte”
6^ Edizione – 7 ottobre 2018
Il giorno 10 settembre alle ore 16.00 presso i locali ex Convento degli Olivetani alle Grazie – Porto Venere, si sono riuniti i componenti della Giuria:
Giuseppe Benelli Presidente Onorario
Beppe Mecconi Presidente Giuria
Annarosa Lajoyè Dosi Presidente dell’Associazione “Il Volo dell’Arte”
Mariangela Guandalini Direzione artistica
Egidio Di Spigna Membro
Patrizia Fiaschi Membro
Silvia Arfaioli Membro
Monica Garruzzo Membro
Simona Bertocchi Membro
Sonia Vatteroni. Membro
i quali, alla luce dell’esame effettuato sugli elaborati delle quattro sezioni pervenuti in concorso,
hanno riscontrato la seguente graduatoria:
Poesia Inedita
I° Premio Nora Calvi (Oltre il silenzio)
“Come conciliare l’ intimismo dei sentimenti con il desiderio, quasi con la necessità di comunicare ad altri i nostri segreti? Ebbene, Nora Calvi sembra essere pienamente riuscita nell’ intento di rendere coinvolgente ed unìversale il suo particolare sentire, mostrando di sapere cogliere, come solo i poeti sanno fare, straordinarie immagini che la natura offre a chi li sa apprezzare ed osa farne propria bellezza.” (Egidio Di Spigna)
II° Premio Vincenzo D’Ambrosio (è così piccola la mia barca)
“La piccolezza dell’uomo di fronte alla vastità dell’universo, la sua esistenza condizionata e limitata dalla consapevolezza della brevità del tempo concessoci non ci consentono di assaporare appieno la vita. Vincenzo D’Ambrosio sembra aver trovato il rimedio all’ angoscia esistenziale grazie alla capacità di lasciarsi avvolgere dalla bellezza della natura con la quale ha istaurato un rapporto di complicità. Nei suoi versi rivela di saper fare poesia, dimostrando, attraverso parole scelte ed appropriate, che il fascino dell’universo è solo apparentemente indicibile”. (Egidio Di Spigna)
III° Premio Celestino Casalini (Parcellizzazioni)
“Celestino Casalini è abile nel toccare temi di profonda umanità, trattandoli con la leggerezza di un linguaggio quotidiano, proprio del colloquio interiore fra sé e sé cui il poeta assiste e partecipa, come in uno specchio. La poesia di Celestino, come una farfalla si posa di fiore in fiore su temi diversi, dal riconoscimento di una piccola parte di Dio in noi e nell’altro, alla genesi dei linguaggi umani che, cercando l’infinito, si trasformano magicamente in Poesia, Canto e Musica tendendo verso l’immortalità; al confronto col figlio, con il quale si identifica il suo io dell’età giovanile, quasi dimenticato, rinnegato; e il figlio nella poesia diventa padre, perdonando con un sorriso compassionevole il suo non sapere più assomigliargli. (Silvia Arfaioli)
Premio Giuria Daniela Gremmo (A ritroso)
Poesia che ci parla di cose concrete, di luoghi vissuti , di materie.
Con la sua lirica Daniela ci rende partecipi di visioni nelle quali realtà e pensiero si confondono, in un gioco speculare in cui lei guarda e noi guardiamo lei che guarda. Attraverso la sua poesia vediamo, come fosse la prima volta, il “reale”, ma da dietro uno schermo- il suo- al riparo.
Solo dopo ci accorgiamo che il reale ci ha lasciato, liricamente, un segno tangibile, grazie alla sua capacità di coinvolgere il lettore, lasciandogli l’impronta di una partecipazione imprevista e sorprendente del suo sguardo sulla vita. (Sonia Vatteroni)
Premio Giovani Maria Elena Matassa (…adesso ho un grosso mazzo di chiavi)
“Il tempo è lo spazio in cui la vita, sia pur giovane, di M. Elena gioca i suoi dadi quotidianamente; ma qui si tratta di un tempo incalcolabile, di uno Spaziotempo assoluto che ingloba con un solo sguardo passato, presente e futuro, quasi fosse l’occhio di Dio. Così, grossi mazzi di chiavi aprono i cancelli delle lontananze spaziotemporali e, anche se ci si ritrova soli nella stanza, possiamo utilizzare queste chiavi per risolvere i nostri quesiti. Ma c’è anche posto per l’amore, naturalmente, nei pensieri di questa giovane poetessa, un amore che, partendo dai luoghi muti della mente dell’uomo, vede le mie labbra che stanno per pronunciare la curva d’oriente e la mia vulnerabilità che sta per diventare la tua. La ricerca di tematiche profonde, vissute in modo autentico, attraverso un percorso personale interiore ed espresse in un linguaggio poetico fa presagire ulteriori, future fioriture. (Silvia Arfaioli)
Menzioni d’Onore:
Antonio Biancolillo (Là dove sono)
Sveva Borghini (Solstizio di primavera)
Erika Cecina (Fiore di neve)
Alessandra Magnavacca (Goccie di pioggia)
Veronica Manghesi (Il fiore del mare)
Riccardo Saleri (…ho attraversato i confini severi)
Poesia Edita
I° Premio Lio Attilio Gemignani (Quello che resta)
“Se la memoria condivisa rappresenta un valore assoluto della storia, la memoria individuale travalica la storia, si insinua nelle pieghe dell’anima e diventa valore assoluto dell’io. Se poi ha le qualità di sentimento universale, allora entra di diritto nella sfera dell’ arte. In questa silloge poetica di Lio Attilio Gemignani, scritta in forma chiara, immediatamente comprensibile e coinvolgente vi sono tutti gli elementi formali e sostanziali che ne fanno opera di significativo valore letterario”. (Egidio Di Spigna)
II° Premio Violetta Traclò (Parole su tela)
“Parole su tela è una raccolta di poesie e immagini di quadri, in una vicinanza di linguaggi che crea atmosfere intime, senza sovrapposizioni. A volte sono i quadri ad ispirare le sue liriche, a volte sono le liriche a somigliare a dipinti. Le parole di Violetta, sembrano trattenere la luce e il colore; spesso una piccola macchia ne accende l’attenzione.
“Ti ho lasciato sulla spiaggia, tra sassolini verdi”
I suoi versi sembrano un velo d’acqua attraverso il quale scorgiamo le figure della vita , così fragili che la poesia diventa per loro una lastra a protezione:noi possiamo guardarle, seguirle, gettarvi un sasso. “Le parole, come sassi, disegnano cerchi concentrici e, di notte, si propagano”
Queste sue liriche spaziano attraverso diversi linguaggi e lasciano trapelare musicalità, tratteggio pittorico e quasi movimento, come se l’impossibile fosse possibile. (Sonia Vatteroni)
III° Premio Maddalena Leali (Non uccidermi) “Maddalena Leali frequenta i paesaggi dell’anima e dei ricordi, interrogando se stessa e il lettore sui misteri della vita mentre “ci accompagna lieve e reale nella pentola di coccio il profumato borbottio della pasta e fagioli”, con “parole piccole, fra pizzi e merletti polverosi, sdruciti, odorosi di muffa antica…”. Cornici domestiche di vita quotidiana che riportano alla mente le poesie di Wislawa Szymborska, con i cui versi si apre la prima parte della silloge. La sua opera dimostra una certa ricercatezza stilistica, indugiando talvolta su parole della tradizione ma desuete, come “barbugliare, cavicchi, rocce scistose” o tratti dalla nomenclatura botanica come “calicantus” o “lilliflora” o ancora il “bisso”, sorta di introvabile seta naturale marina di origine animale, per impreziosire la materia reale ma sognante dei suoi versi che, come lei stessa dice citando Walt Whitman, pensano alla vita come “il residuo di numerose morti”. (Silvia Arfaioli)
Premio Giuria Carmelo Consoli (Sognando Lachea)
Sognando Lachea è un viaggio poetico attraverso i luoghi esteriori in cui si è vissuto che incidono su quelli interiori, fino a farci sentire responsabili di quanto ad essi accade. La raccolta si sviluppa in quattro parti “ Il tempo di Lachea” canta della terra, dei legami che crea come un’antica madre: terra che insegna la vita attraverso i suoi paesaggi, gli esseri che la popolano, l’intensità dei suoi giorni “Era il tempo di Lachea dei miti, degli eroi, degli uomini calati tra grazie campestri”.
“ Il sogno di Icaro”canta dell’allontanamento, di altri luoghi, di legami fragili e giorni solitari
“Poco m’importa se tutti ballano da solitari dentro scatole quadrate e macchine di latta…
io ritrovo neri muretti di lava, capperi, limoni la parola una e sacra degli amici”
“La terra dura”canta di quanto molto sia stato distrutto e violentato, qui e lontano da qui
“E adesso tutto tace e muore di cromie selvagge e infinite solitudini… in un assolo di silenzi,
in un assurdo profumo di lavanda”
Carmelo Consoli propone una raccolta organica, fortemente racchiusa alla ricerca di una profondità di senso da cui rinasca la Vita laddove è cominciata. (Sonia Vatteroni)
Menzioni d’Onore:
Giuliana Di Gaetano Capizzi (L’oro del giorno)
Gianluca Di Stefano (Bianco o rosso, è lo stesso)
Daniela Feltrinelli (Isole vicine)
Alessandro Inghilterra (Il sole che verrà)
Narrativa Inedita
I° Premio Roberto Bardoni (Istantanee)
“Scritto molto bene, moderno, originale, ruvidamente elegante, finale a sorpresa con importante tema sociale sviluppato con straordinaria capacita di sintesi”. (Beppe Mecconi)
II° Premio Manuela Mazzarol (Alle nozze di Cana – Parlano gli sposi))
“Particolare punto di vista di una celeberrima scena evangelica, ottimo spunto per parlare del matrimonio; importante evento nella vita di uomini e donne, sviluppato con grazia e perizia, privo di facili fronzoli.” (Beppe Mecconi)
III° Premio Livia Cattan (Salam mia nonna adorata)
“Una lettera densa di sentimento ma scevra di sentimentalismo, la scrittura è reale e credibile, una ragazza proveniente dall’inferno che spera di aver trovato se non il paradiso almeno il purgatorio, verosimile il crudo finale..” (Beppe Mecconi)
Premio Giuria Piero Barbieri(Miracolo a Bazzano)
“Racconto ben scritto e ben articolato nel susseguirsi della storia, dove i due protagonisti: Luigino ed il cavallo vanno di pari passo verso il “miracolo” del finale. Realtà e fantasia si intrecciano sapientemente descrivendo con affetto un mondo ormai scomparso.” (Annarosa Lajoyé Dosi)
Menzioni d’Onore:
Bruno Arrighi (Un meraviglioso acquisto)
Nicoletta Bernardeschi (Il Bagnetto)
Alessandro Corsi (Nel mare dell’infinito)
Piero Rainero (L’uomo che pescava fiabe)
Ivana Saccenti (Se me lo dicevi prima)
Narrativa Edita
I° Premio
Maria Luisa Daniele Toffanin & Massimo Toffanin (La grande storia in minute lettere)
“La grande storia in minute lettere” è un romanzo storico epistolare che ricostruisce, su base documentale, un periodo molto importante e drammatico della nostra storia, raccontato dalla voce di chi la guerra l’ha combattuta e vissuta, non solo progettata dietro le quinte al riparo dalle artiglierie, dal freddo, dalla disperazione. Un libro che ha il merito di proporre, con spirito di osservazione e minuzia di descrizione il dramma, il dolore e la sofferenza umana che i libri
scolastici solitamente ignorano. Uno stralcio di vita lungo dieci anni che prende luce attraverso lo sguardo di Gino, giovane internato militare italiano, testimone e a suo modo piccolo ed esemplare protagonista di momenti drammatici del periodo prebellico e bellico della grande guerra, e della sua sposa Lia che lo accompagnerà passo passo nel suo difficile percorso grazie ad una fitta corrispondenza, unica possibilità concessa a conforto delle misere esistenze coinvolte nella guerra. La scrittura e la struttura narrativa assecondano pienamente lo spirito di quest’opera: il linguaggio delle lettere si intreccia tra speranza e disincanto, tra solitudine, tenerezza e solidarietà. Sono presenti note esplicative e immagini fotografiche che coinvolgono il lettore e rendono l’opera assolutamente realistica. Un romanzo con riferimenti storici precisi scritto perchè chi legge possa conoscere, comprendere e non dimenticare.” (Patrizia Fiaschi)
II° Premio Rossana Merli (Mia madre bambina)
“L’autrice, con un romanzo composto da venti racconti brevi, ci conduce, quasi in punta di piedi, in quel delicato tempo della Vita in cui, seguendo il naturale declino senile dei propri genitori, ci si ritrova a vivere l’inversione dei ruoli: i figli diventano genitori e viceversa. Venti racconti per ricordare, per non perdere il capo di quel filo, ormai sottile ma ancora robusto, che è il rapporto madre_figlia. L’opera riassume un quinquennio, dal 2012 al 2017, di “osservazione”... È questo il termine che usa l’autrice ed è come se, per la prima volta, si mettesse in ascolto di una musica nuova, che passa per il cuore. L’assistenza alla madre, al progredire della sua malattia, al suo sprofondare nell’oblio, le spalanca la porta di una nuova fase della loro relazione : è questo il tempo della prova, della ricerca e della comprensione. Talvolta la Vita esige da noi prove alle quali ci sentiamo inadeguati, forse bisogna lasciarsi attraversare dal dolore, per comprenderlo e superarlo. Lo scambio dei ruoli, dove ora è la figlia che si assume la responsabilità di decidere per l’anziano genitore, crea disagio, ma l’autrice ci indica l’unica via per affrontarlo :l’amore. Sa di essere un punto fermo nella mente, se pur vacillante dell’anziana. Bellissima questa forte figura di donna, prima figlia, poi madre a sua volta, ed ora madre della propria madre. Il percorso emotivo di assistenza ad un malato di demenza senile è vissuto come un’opportunità ed è spunto per ripercorrere i punti salienti della vita trascorsa insieme. La stratificazione dei ricordi è simboleggiata dalla stratificazione fisica degli oggetti “plurigenerazionali” conservati nel cantinetto del palazzo settecentesco, che diventa a sua volta presenza, silenziosa e familiare, sempre pronta a modificare se stessa, per adattarsi alle mutate esigenze della vita. All’autrice il merito di aver saputo trasformare il recupero dei ricordi in un percorso dell’anima alla ricerca di sé. ” (Monica Garruzzo)
III° Premio Luca Cafaro (Nel nome della fede – Otranto 1480)
“ L’autore è riuscito, attraverso un sapiente intreccio tra Storia e leggenda, a creare un’opera che coinvolge il lettore già dalle prime pagine e lo accompagna dentro un labirinto di misticismo, alchimia, intrighi, simbologia che si snoda in due secoli di storia. La Cattedrale di Otranto è il teatro in cui è ambientato il romanzo. In un clima gotico e surreale la sacra architettura accoglie nelle sue mura storie di fede e di esoterismo, assiste allo scontro tra il Bene e il Male. Nel 1480, tre secoli dopo l’inizio della storia, un prete ex condottiero e un giovane conte veneziano, giungono a Otranto per studiare e documentarsi sul potere divino della Cattedrale. Dalle loro ricerche, i due personaggi, troveranno la chiave per aprire la porta di segreti millenari. Lo stile del testo segue le regole del romanzo storico e rispetta l’atmosfera e le vicende di epoche trascorse, ma al dovuto rigore si unisce la piacevolezza di una narrativa coinvolgente, mentre tracce di poesia ingentiliscono i passaggi più aspri.” (Simona Bertocchi)
Premio Giuria Alessandra Cotoloni (Il diario di pietra N.O.F.4)
“ Un’accurata ricerca storica da cui nasce un libro coraggioso e scomodo per ridare voce e dignità a chi non aveva mai avuto nemmeno il diritto, inalienabile a qualunque uomo, di essere considerato Essere Umano. Alessandra Cotoloni in un romanzo _testimonianza, narra della triste vicenda di Fernando Nannetti, nato a Roma nel 1927, che trascorse quasi l’intera vita in manicomio, a Roma prima, e dal 1958 a Volterra. Una vita “invisibile”, come tante, fra quelle centinaia che sono passate da quelle tristi strutture, che poco avevano di ospedaliero e molto di carcere, e che sarebbe stata dimenticata…. se non fosse che il protagonista, nella sua follia, aveva un tale desiderio di esistere, di affermare al mondo la sua identità, da voler lasciare testimonianza scritta di quanto gli stava accadendo. Ma come si può lasciare traccia di sé, quando si trascorre una non_vita, quando non si esiste, perché non si possiede nulla, neanche un foglio sul quale poter scrivere la propria disperazione? Fernando Nannetti ebbe l’intuizione di utilizzare la fibbia metallica del gilet della divisa data in dotazione ai degenti, come una penna, per graffiare con forza l’intonaco del muro esterno del padiglione Ferri, nel manicomio di Volterra, facendolo diventare così un enorme foglio di carta. A questo singolare Diario, Fernando Nannetti affidò il racconto della sua vita, intrecciando realtà, fantasia e follia…. Alessandra Cotoloni, dopo essersi documentata a fondo su questo caso, già noto in verità, ma pressoché dimenticato, ha saputo rimettere insieme i testi originali, interpretarli e far loro prendere il volo : “Come una farfalla Libera son io Tutto il Mondo è mio e Tutti fo sognare…” A questo libro va il riconoscimento del suo grande impegno sociale, perché far risuonare la voce del silenzioso Nannetti, significa ridare dignità a centinaia di uomini, ora Non più invisibili. ” (Monica Garruzzo)
Menzioni d’Onore:
Roberto Castiglione (Adrianopoli)
Gianni Goy (Un rinoceronte a Parigi)
Fabio Evangelisti (A Santiago c’è una piazza)
Francesco Mocini (Arthur e il mondo sommerso)
Roberto Sospetti Piko Cordis (Veneficus – Il Gabbamondo)
Il Presidente ed i componenti della Giuria, dopo aver verificato la corretta compilazione del presente verbale lo hanno sottoscritto e la seduta è stata tolta.